San Nicolò, il Natale e i Krampus

San Nicolò, il Natale e i Krampus

Documento - In Tradizioni

San Nicolò, il Natale e i Krampus

E’ uso comune legare la tradizione di Babbo Natale a San Nicola, un vescovo nato intorno al 260 a Patara, importante città della Licia (oggi Demre, in Turchia) dalla quale si trasferì, trentenne, alla vicina Myra, dove muorì il 6 dicembre del 335(circa).

E’ noto nelle nostre terre con il nome di San Nicolò e ad esso è legata la consuetudine, molto antica, di portare doni ai bambini.

In Friuli, in particolare nelle zone montane e pedemontane, è tradizione mettere la sera del 5 dicembre le scarpe fuori dalla porta di casa (o sulla finestra) in modo che il santo possa riempirle di caramelle, mandarini e noci. In diversi paesi delle alpi orientali (Sudtirol, Friuli, Austria) la tradizione di San Nicolò è accompagnata da quella dei Krampus, diavoli dalla forma di uomini-capra che vagano la notte del 5 dicembre alla ricerca dei bambini cattivi. Tale tradizione, che avrebbe origini germaniche, sembrerebbe già in uso in Friuli a partire dalla fine del XVI secolo. Le principali sfilate dei Krampus in Friuli si tengono a Camporosso in Valcanale, Tarvisio e Pontebba.

Tornando alla vita del santo, sono numerose le leggende legate a san Nicolò, la più nota delle quali narra di un episodio che coinvolge tre giovani ragazze.

A quel tempo Nicolò (o Nicola) sarebbe venuto a conoscenza delle difficoltà finanziarie dei suoi vicini di casa, una famiglia il cui padre, nobile decaduto, per uscire dalla difficoltà finanziarie pensava di avviare alla prostituzione le sue tre giovani figliole. Per evitare che alle tre ragazze fosse riservata questa triste sorte, Nicola gettò una notte, attraverso una finestra della casa, un sacchetto di monete d’oro come dote per la prima figlia. Così fece la notte seguente anche per la seconda. Il padre insospettito da quanto stava accadendo, la terza notte decise di serrare tutte le finestre, per cercare di cogliere sul fatto quel provvidenziale benefattore. Nicola, trovando tutte le finestra chiuse si arrampicò sul tetto è gettò il sacchetto nel camino. Il tintinnio delle monete svegliò il padre che riconobbe subito Nicola, il quale però gli fece promettere di non rilevare a nessuno il segreto.

In tempi antichi, il compito di portare i doni ai bambini fu affidato ai Santi, in particolare a Santa Lucia e a San Nicola. Dopo la riforma protestante (XVI secolo) specie nell’Europa del Nord, i Santi furono scalzati da altre figure. In Germania e Francia sarà Gesù Bambino in persona a distribuire i doni ai bambini. In Inghilterra un allegro vecchio personaggio dei giochi dei bambini, noto come Babbo Natale, ne assunse il compito. Saranno però degli emigranti olandesi a portare negli Stati Uniti la tradizione di San Nicola, che loro chiamavano Sinte Klaas. Successivamente il nome si trasformò in Santa Class, che in inglese divenne ben presto Santa Claus. Santa Claus divenne popolare ovunque tanto che numerosi scrittori si interessarono al personaggio trasformando gradualmente il Vescovo in una figura più familiare, con la barba bianca, il manto e il cappuccio. Il Babbo Natale inglese pian piano assunse aspetti simili alla sua controfigura americana, ormai Babbo Natale e Santa Claus erano diventati la stessa persona. Un libro dell’inizio del XIX secolo mostra un illustrazione in cui egli compare con una sola renna. Ma in Svezia è invece rappresentato circondato da caprioli. Nel 1809 lo scrittore Washington Irvin raccontò per la prima degli spostamenti di Babbo Natale nel cielo per la distribuzione dei regali. Nel 1822 il Dr. Clement Clarke Moore scrisse per i suoi figli la poesia su Santa Claus: “The night before Christmas” (la notte prima di Natale) nella quale descrisse esattamente Babbo Natale, dando a ciascuna delle sue otto renne un nome (Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Dunder e Blixen).

Quest’immagine poetica fu visualizzata nel 1860 da Thomas Nast, un famoso illustratore americano che riprese l’immagine di Moore ritraendo Babbo Natale come un vecchio sorridente e panciuto, dalla grande barba bianca, che indossa un lungo mantello rosso (precedentemente l’abito era in genere verde o blu scuro) bordato di pelliccia bianca, un grosso cinturone di cuoio nero e gli stivali neri. Nast tra il 1863 e il 1886 disegnò per conto del settimanale “Harper’s weekly” una serie di tavole natalizie che illustravano tutti gli aspetti della leggenda di Babbo Natale e nel 1885 stabilì ufficialmente la sua residenza al Polo Nord. L’idea fu ripresa l’anno seguente, dallo scrittore Americano George P. Webster che raccontò che la fabbrica dei giocattoli e la dimora di Babbo Natale durante i lungi mesi estivi erano nascosti tra i ghiacciai e la neve del Polo Nord. L’immagine canonica nordamericana di Babbo Natale (folletto rubicondo con la pancia a botte e la barba bianca) deriva da una delle prime pubblicità della Coca Cola, che raffigurava questo personaggio che teneva in mano una bottiglia della celebre bevanda.

Nel 1931 la Coca Cola decise di usare Babbo Natale nelle sue campagne pubblicitarie invernali e commissionò ad un artista americano, Haddon Sundblom, l’incarico di ridisegnare e standardizzare il vecchio gentiluomo. Le illustrazioni di Sundblom invasero il mercato dai primi Anni Trenta all’inizio dei Sessanta, diventando l’immagine di colui che porta i regali di Natale. Dalla varietà di colori utilizzati nei primi disegni, Sundblom scelse quelli che combaciavano con i colori commerciali della Coca Cola: nella fattispecie rosso e bianco. Da quando quella campagna pubblicitaria fu conclusa, nessuno al mondo ha mai più visto Babbo Natale raffigurato con colori diversi. Negli USA è addirittura nata un’associazione che sostiene la sua esistenza e ne ricerca le prove, la Institute of Scientific Santacluasism.

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